Kenny Drew. La prima è una composizione di Monk, a cui il pianista adatta con molto gusto suo stile ornato e bluesy; la seconda, di Drew, si collega a Monk per la sua dedicataria, Pannonica de Koenigswarter, la baronessa del jazz.
Ruby, My Dear (Monk), da «Kenny Drew Trio», [Riverside] OJCCD-065-2. Kenny Drew, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato nel settembre 1956.
Blues For Nica (Drew), id.
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6 commenti:
Ecco uno dei principi del pianoforte del decennio d'oro '50-'60, che per me sono hank jones, horace silver, wynton kelly, red garland, e ci metterei anche bobby timmons, tommy flanagan. Lo stile è molto simile, credo più che per rispondere alle richieste dei leader che erano chiamati ad accompagnare, proprio per una questione di linguaggio, i cui codici possedevano. Che poi a ben vedere (sentire) ognuno aveva il suo personalissimo stile. Questa è grandezza, per me.
Sì, però io ho sempre l'impressione che tutti quelli che suonano Monk, e anche qui Kenny Drew, pianista eccelso peraltro, tendano - non so come dire - a ingentilirlo, normalizzarlo (il discorso non vale per Steve Lacy, ovviamente). Ne vengono fuori il più delle volte esecuzioni garbate, molto garbate, troppo garbate...
Ho la stessa impressione ben descritta da Paolo, anche se a Lacy aggiungerei alcuni di quelli che in combutta con Lacy hanno suonato Monk (a partire da Misha Mengelberg, per dirne uno: vedi per esempio "Regeneration") e alcuni (però una minoranza – tra cui ancora Lacy – e non tutti jazzisti) dei partecipanti al "That's The Way I Feel Now" allestito da Hal Willner intorno al 1984..
Sì, certo. Nel commento precedente volevo dire "quasi tutti". E tra le eccezioni ci metto Franco D'Andrea, come già qui mi è capitato di dire in altra occasione.
Il fatto è che nessuno suonava o suona il pianoforte come Monk; e infatti ho sentito Franco D'Andrea sostenere, non so con quanto spirito di paradosso, che Monk non sia veramente un pianista!
La questione è ampia. Suonare Monk non dovrebbe voler dire suonare come Monk. E, trattandosi di jazz, mi aspetto che l'interprete suoni attraverso Monk, e che ne esca vivo. Non tutti ci sono riusciti. Monk monkizzava brani classici, con esiti proporzionali alla sua grandezza. Sono d'accordo su Drew, e, come ho detto, la sua lettura è nella lingua originale propria di quell'elite di musicisti.
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