Quelli del jazzinglese sembra si sentano sempre in dovere di fare gli spiritosi. «This isn’t necessarily the tempo», dice qualcuno prima che il pezzo, lento e solenne come un dirge, s’inizi.
L’inglese Gary Windo (1941-1992), saxofonista e clarinettista dal suono ampio e variegato, studiò a NY con Lennie Tristano e suonò poi con un po’ tutti al suo Paese (qui sopra lo si è sentito in un paio di occasioni con Robert Wyatt), prima di morire appena cinquantenne di asma.
Anglo American (Pam Windo), da «Anglo American», Cuneiform Rune 189. Gary Windo, sax tenore; Pam Windo, piano; Steve Swallow, basso elettrico; DL Sharpe, batteria. Registrato nel 1979.
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6 commenti:
Non ho mai capito se mi piacesse o no. Come molti jazzisti inglesi mi incuriosivano per una certa vicinanza al rock ma poi mi davano un senso d'incompletezza. Qui mostra un vibrato molto ayleriano depurato dalla brutalità originale. Del resto in suo suo disco che ho da qualche parte lui rifaceva Ghosts con un accompagnamento un po' rock, ed era la cosa migliore del disco.
Credo che i jazzisti inglesi abbiano patito quella che il vecchio trombone H. Bloom chiama «l'ansia (o angoscia) dell'influenza», cioè il bisogno di differenziarsi dal modello americano al quale per varie ragioni erano i più vicini nel mondo. C'è anche stato chi questa angoscia non l'aveva, pensa a Tubby Hayes?
Ma tutti gli inglesi trasferiti (magari solo per poco) in Usa si sono integrati bene. Da Victor Feldman a Dave Holland, a McLaughin, a Surman. Forse è lo stare a Londra che condiziona.
In tal caso la riflessione non riguarda Windo, che viveva da tempo negli Stati Uniti, dove per qualche anno aveva pure fatto parte della Carla Bley Band.
Ma Surman quando si è trasferito negli Stati Uniti?
ha lavorato spesso con Gil Evans.
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