Il canto dell’allodola, lieve e armonioso, è stato fonte di ispirazione per numerosi poeti e letterati, a partire da Shakespeare, che definì questo uccello «messaggero del mattino». Caratteristico infatti è il suo insolito comportamento al sorgere del sole durante la primavera e l’estate, quando lo si può vedere spiccare il volo verticalmente, mentre inizia a cantare ininterottamente. Subito dopo, plana a terra nuovamente, per poi tornare verso il cielo intonando da capo il proprio canto… [qui]
Skylark (Carmichael-Mercer), da «Red Norvo Trio with Tal Farlow & Red Mitchell - Complete Recordings», American Jazz Classics 99039. Red Norvo, vibrafono; Tal Farlow, chitarra; Red Mitchell, contrabbasso. Registrato il 16 ottobre 1952.
3 commenti:
Senza nulla togliere a Shakespeare, ovviamente, ma il canto dell'allodola ispira i poeti da molto prima. Nelle "albe" provenzali è l'allodola che annuncia agli amanti che è venuto il momento di separarsi. "Can vei la lauzeta mover / De joi sas alas contra.l rai, / Que s’oblid’ e.s laissa chazer / Per la doussor c’al cor li vai" ("Quando vedo l’allodoletta muovere / per la gioia le sue ali contro il sole, / che s’oblia e si lascia cadere / per la dolcezza che le giunge al cuore"). Bernart de Ventadorn. Da cui Dante, Paradiso, XX, 73-75: "Quale allodetta che ‘n aere si spazia / prima cantando, e poi tace contenta / de l’ultima dolcezza che la sazia". Poi vengono molti altri, compreso Mercer con Carmichael. E compreso un poeta a me carissimo che oggi quasi nessuno più ricorda: Bartolo Cattafi (1922-1979). "L'allodola ottobrina" è il titolo di uno dei suoi ultimi libri. Tutto questo ci fa preferire le allodole ai gabbiani, notoriamente amatissimi dai parolieri italiani.
:-)
tanto di cappello per tutta la letteratura citata, ma a me va benissimo anche il testo di johnny Mercer
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