L’idea di fare un disco di jazz composto in massima parte di canzoni degli anni della Prima guerra mondiale era nel 1957 insolita, moderna; molti anni dopo l’avrebbe avuta anche il pianista Bill Carrothers, che la realizzò in spirito tuttavia diversissimo, in una filologico e postmoderno.
Questo disco uscì intitolato a Charlie Mariano e a Jerry Dodgion, in insolita front line di due sax alti. In entrambe queste canzoni Mariano è il primo solista, o almeno così pare a me. L’autore dei versi di ’Til the Clouds Roll By è P.G. Wodehouse of Jeeves fame.
(Una volta Charles Mingus andò a fare un’intervista alla radio e decise di portare Charlie Mariano con sé. Mingus attaccò una tirata contro i musicisti bianchi, al che il conduttore gli chiese ragione della presenza di Mariano nel suo complesso. «Che cosa c’entra?» disse Mingus. «Mariano non è bianco. È italiano»).
Till We Meet Again (Whiting-Egan), da «Beauties Of 1918», World Pacific PJ-1245. Charlie Mariano, Jerry Dodgion, sax alto; Victor Feldman, vibrafono; Jimmy Rowles, piano; Monty Budwig, contrabbasso; Shelly Manne, batteria. Registrato nel dicembre 1957.
’Til The Clouds Roll By (Kern-Wodehouse), id.
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1 commento:
Mariano non è bianco è italiano, è grandiosa. Del resto a New Orleans, nei primi 900, i sicililani erano classificati "colored"
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