Emigrantvisa(Johansson), da «Folkvisor», MFCD-0410. Jan Johansson, piano; Georg Riedel, contrabbasso. Registrato nel 1962.
2 commenti:
Paolo il Lancianese
ha detto...
Attivare il link, please! Io ho "Jazz På Svenska" (che di "Folkvisor" costituisce la prima parte); un disco con cui, dice, “volevo solamente dare la possibilità di ascoltare queste melodie che altrimenti sarebbero rimaste sconosciute nella soffitta di una biblioteca, dove io le ho trovate. Sono stato attratto dai canti popolari svedesi, perché mi hanno ricordato di alcuni elementi del jazz. Le blue note mi hanno attratto e le canzoni hanno un ritmo molto suggestivo costruito all’interno della melodia. E’ sufficiente solo suonarle così come sono. Non volevo abbellirle in alcun modo”. In dischi successivi ha poi voluto recuperare altre tradizioni che non erano la sua, con risultati più scadenti (vedi la seconda parte di "Folkvisor"). Ma anche qui c'è sempre in agguato l'effetto valeriana, per cui non consiglierei di ascoltare il disco tutto di seguito.Io lo trovo molto più interessante quando si cimenta col blues-blues, anche scritto da lui, come nel disco di ieri.
Grazie della segnalazione del malfunzionamento (cioè, avevo proprio dimenticato di mettere il link. Vedo che il post non lo hai visto solo tu, ma chi altri l'abbia letto non ha ritenuto di avvisarmi).
Questi dischi di Jan Johansson, che al suo Paese è ancora popolare, hanno precisamente su di me l'effetto sedativo e anche carminativo che dici tu e in questo passaggio di stagione mi fanno bene… Vedi però che sono tornato con una programmazione varia e, per la prima volta in sette anni, perfino aggiornata.
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Attivare il link, please! Io ho "Jazz På Svenska" (che di "Folkvisor" costituisce la prima parte); un disco con cui, dice, “volevo solamente dare la possibilità di ascoltare queste melodie che altrimenti sarebbero rimaste sconosciute nella soffitta di una biblioteca, dove io le ho trovate. Sono stato attratto dai canti popolari svedesi, perché mi hanno ricordato di alcuni elementi del jazz. Le blue note mi hanno attratto e le canzoni hanno un ritmo molto suggestivo costruito all’interno della melodia. E’ sufficiente solo suonarle così come sono. Non volevo abbellirle in alcun modo”. In dischi successivi ha poi voluto recuperare altre tradizioni che non erano la sua, con risultati più scadenti (vedi la seconda parte di "Folkvisor"). Ma anche qui c'è sempre in agguato l'effetto valeriana, per cui non consiglierei di ascoltare il disco tutto di seguito.Io lo trovo molto più interessante quando si cimenta col blues-blues, anche scritto da lui, come nel disco di ieri.
Grazie della segnalazione del malfunzionamento (cioè, avevo proprio dimenticato di mettere il link. Vedo che il post non lo hai visto solo tu, ma chi altri l'abbia letto non ha ritenuto di avvisarmi).
Questi dischi di Jan Johansson, che al suo Paese è ancora popolare, hanno precisamente su di me l'effetto sedativo e anche carminativo che dici tu e in questo passaggio di stagione mi fanno bene… Vedi però che sono tornato con una programmazione varia e, per la prima volta in sette anni, perfino aggiornata.
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