Non è uno dei miei preferiti questo disco di Max Roach, artista che per il resto, com’è ovvio, giudico grande; negli anni Cinquanta i suoi complessi, anche il quintetto con Clifford Brown, mi pare potessero costeggiare il lezioso, come ho già avuto modo di dire e di provare a spiegare, pur se sempre arricchiti di grandi assoli e di una musicalità superiore. A sbilanciare il risultato in quel senso qui c’è l’assunto programmatico, anzi dimostrativo, del tempo ternario, una misura nel 1957 ancora inconsueta nel jazz.
Però questo disco offre l’occasione rara di ascoltare Billy Wallace (1929), sentito qui sopra in due occasioni con Frank Strozier, l’ultima appena ieri. Si tratta di un pianista dalla carriera singolare e oscura, ancora attivo benché seriamente invalidato. Virtuoso influenzato da Phineas Newborn (le frasi in ottava), Wallace è uno degli autentici ambidestri del jazz e non c’è assolo o accompagnamento in cui non dia un contributo di fantasia. Sentendolo in Blues Waltz, ha osservato un critico, si ha l’impressione di sentire «Monk che suoni un contrappunto a se stesso», in particolare dal minuto 1:37.
Non ti dico niente di Dorham e Rollins perché scusa, che cosa vuoi mai che ti dica?
Blues Waltz (Roach), da «Jazz in 3/4 Time», EmArcy. Kenny Dorham, tromba; Sonny Rollins, sax tenore; Billy Wallace, piano; George Morrow, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 18 marzo 1957.
I’ll Take Romance (Hammerstein II-Oakland), id.
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