È un jazz astratto senza essere formalmente free, scabramente lirico. Il quartetto di Terumasa Hino, uno dei più bei doni del Giappone al jazz, è colto dal vivo a Monaco di Baviera nel 1973.
Sembra, per dire, di sentire il secondo quintetto di Miles Davis come se non si fosse mai elettrificato, con un leader alquanto più facondo e spiritato e dei sidemen molto più side.
Alone, Alone And Alone (Hino), da «Taro’s Mood», Enja ENJ 2104 2. Terumasa Hino, tromba; Mikio Masuda, piano; Yoshio Ikeda, contrabbasso; Motohiko Hino, batteria. Registrato il 29 giugno 1973.
Stella By Starlight (Young), id.
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3 commenti:
Affascinato dai due brani che hai proposto, oggi ho ascoltato parecchie cose di Hino: un postbop che va verso il free ma solo costeggiandolo, mi sembra. A me piace di più nei piccoli gruppi che nei grandi, e quando è maggiormente lirico, pacato, riflessivo, ma sa trascinarti anche in fughe veloci (senza tuttavia mai accendere i fuochi d'artificio), come nello splendido disco cofirmato con Mal Waldron, dove sperimenta i due registri con grande maestria. La lunga "Reminicent Suite" che dà il titolo al disco è un capolavoro. L'autore è Waldron, che qui si mette al servizio di Hino con lo spirito del grande accompagnatore - che è, del resto, la veste a lui più congeniale.
Bello! Ci starebbe un ‘guest post’ che sarebbe anche la tua benedizione al nuovo fortunoso corso di Jnp, non credi?
me lo ricordavo più spernacchiante e meno lirico. così mi piace.
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