Vado sul sicuro, questa domenica di primo settembre, non con un capolavoro, ma con un gran capolavoro di Jelly Roll Morton, nella sua prima seduta di registrazione newyorkese del 1928 per la Victor.
Jelly Roll veniva da Chicago, dove, con i Red Hot Peppers, aveva fissato su cera la sua visione trasfigurata delle musica di New Orleans; Jazz nel pomeriggio ne ha dato conto. Qui, a New York, era già un passo avanti, accostando a modo suo una vena moody della musica che in quel periodo, in città, andava minando Duke Ellington (il quale, parecchi anni dopo, avrebbe assunto il clarinettista di questa seduta, Russell Procope).
Stupenda, data l’epoca, la resa sonora di questa registrazione.
Deep Creek (Morton), da «Jelly Roll Morton», JSP Jazzbox 309. Jelly Roll Morton and His Orchestra: Ed Anderson, Edwin Swayzee, tromba; William Cato, trombone; Russell Procope, clarinetto; Paul Barnes, sax soprano; Joe Garland, sax tenore; Lee Blair, chitarra; Bass Moore, tuba; Manzie Johnson, batteria. Registrato il 6 dicembre 1928.
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3 commenti:
Più ascolto Morton, più mi rendo conto che, sì, era uno sbruffone, un puttaniere e tutto quel che vi pare, ma quando si presentava come "the inventor of jazz" andava molto, ma molto vicino alla verità.
è invero bellissimo.
«Ai funerali (…) il "Down Beat" rilevò certe 'cospicue assenze', come quelle di Duke Ellington e di Jimmie Lunceford, che non vollero mai riconoscere il loro debito nei confronti del musicista di New Orleans.
Come tanti, non gli avevano perdonato le sue vanterie. Non avevano voluto ammettere che esse erano in buona parte giustificate».
Arrigo Polillo, «Jazz», Mondadori 1975, p. 319.
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