Dicono che Chet Baker «piaccia un po’ a tutti» e che con il suo canto riesca a rendere accetto il jazz addirittura alle donne.
Allora, oggi primo agosto, per non dispiacere a nessuno e a nessuna, ecco Chet Baker in una seduta del 1986, uscita postuma. In questa Old Devil Moon, però, Baker non canta: io, scusami tanto, le voci bianche le reggo poco.
Old Devil Moon (Lane-Harburg), da «Chet In Chicago», Enja ENJ 9524 2. Chet Baker, tromba; Bradley Young, piano; Larry Gray, contrabbasso; Rusty Jones, batteria. Registrato l’11 maggio 1986.
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3 commenti:
Nemmeno io ho mai potuto patire la voce di Chet Baker. Devo dire che, in generale, è un musicista che mi dice poco, però se lo dico mi tirano gli ortaggi...
Il club dei nemici del Baker cantante s'allarga grazie alla mia adesione. Però il Baker del secondo periodo, quello tutto europeo, quello post-pestaggio, dai settanta in su per intenderci, a me piace assai. Non sempre, è chiaro, perché incise troppo e spesso senza andare troppo per il sottile in termine di scelta dell'organico e di produzione. Ma il live al Capolinea per la Red Record, i dischi con Paul Bley, quelli con Philippe Caterine, quelli con Pieranunzi, beh, me li tengo stretti. La versione di "Estate" nel disco della Red e "Soft journey", uno degli album con Pieranunzi, valgono una carriera.
M.G.
"Le donne odiavano il jazz / non si capisce il motivo". Ma per Chet Baker erano (sono) disposte a fare un'eccezione, e se ne capisce il motivo: quando canta lui (e anche quando suona soltanto) il motivo si capisce sempre.
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