Benny Carter, quintessenziale jazzista newyorkese, si accompagna qui in bell’accordo con un complesso di californiani, più Ben Webster.
Al sax alto, Carter aveva uno stile senza tempo, perfettamente in sintonia con una ritmica moderna. Alla tromba, come in I’m Coming Virginia, è più legato alle sue origini ma altrettanto affascinante.
I’m Coming Virginia (Heywood-Cook), da «Jazz Giant», Contemporary/OJCCD-167-2. Benny Carter, tromba; Ben Webster, sax tenore; Frank Rosolino, trombone; Jimmy Rowles, piano; Leroy Vinnegar, contrabbasso; Shelly Manne, batteria. Registrato il 22 luglio 1957.
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A Walkin’ Thing (Carter), id. ma Carter suona il sax alto.
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3 commenti:
Perché ogni volta che ascolto Ben Webster mi commuovo fino alle lacrime? Per via della vecchiaia? Non credo, perchè mi dovrebbe succedere anche con altri, e invece mi capita solo con lui. E allora perché? Qui condivide con Benny Carter il merito di un disco magistrale.
Come ho già detto anche qui, Ben Webster è uno di quelli che sceglierei se mi chiedessero di esemplificare il suono del jazz.
Anche a me Webster provoca la stessa reazione...
M.G.
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