Scaturigini dell’estetica Ecm, ammesso che una tal cosa esista, allo stato più puro. L’anno è il 1976 e la musica presenta certi caratteri traslucidi, «distanti», estatici, ancora fuori dai sospetti di maniera.
Art Lande (1947) è un pianista americano di notevole personalità, che ha saputo esprimersi anche in temperie espressive diverse. «Rubisa Patrol» era anche il nome del quartetto, che ebbe vita breve; a parte Lande, che non è comunque un nome fra i più noti, gli altri tre – nei quali riscontriamo istanze rare di polistrumentismo genuino: trombettista/saxofonista, bassista/flautista – sono davvero piuttosto oscuri.
Corinthian Melodies (Lande), da «Rubisa Patrol», Ecm 1081 519 875-2. Mark Isham, tromba; Art Lande, piano; Bill Douglas, contrabbasso; Glenn Cronkhite, batteria. Registrato nel maggio 1976.
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Jaimi’s Birthday Song (Lande), ib. Douglas, flauto; Lande, piano.
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5 commenti:
Mark Isham è passato da tempo e con successo alle colonne sonore.
Sì, qui sembra un po’ un Kenny Wheeler semplificato.
Parallelamente alla carriera cinematografica (che – per me misteriosamente – lo portò a musicare persino due film di Altman), Isham ne ha ha avuta anche una di musicista new age, ancor meno interessante (ça va sans dire), inaugurata nel 1983 da un disco per la Windham Hill, etichetta new age per antonomasia. Sono istintivamente portato a pensare che la sua vocazione new age e la sua affiliazione a Scientology non contrastino tra loro.
Alessandro
Probabilmente non contrastano!
Ho avuto modo di frequentare brevemente Art Lande durante un mio breve periodo all'Università del Colorado, a Boulder; direi che con l'estetica ECM (che è cosa che esiste, come esiste quella Blue Note o quella Contemporary, ed è giusto che comunque esista, essendo il "trademark" di un produttore con delle idee, discutibili o meno: è un tratto comune negli ambiti musicali che, come il jazz, hanno avuto il proprio sviluppo intimamente connesso all'evoluzione dei mezzi tecnologici d'incisione, diffusione e divulgazione) non ha mai avuto alcunché a fare, né credo lo avrebbe mai voluto. Anzi, l'estetica predicata da Art Lande è inconfondibilmente, squisitamente, innegabilmente connessa al genere cosiddetto "Americana", per quanto in modo molto sofisticato, soprattutto nel respiro inerente una cultura dei "grandi spazi", dei silenzi e di un intimo rapporto con la Natura (così come era stato in qualche modo sublimato da Thoreau), aldilà dell'improvvisazione jazzistica che, come già scriveva Leonard Bernstein nel 1938, caratterizza -insieme all'innodia di origine protestante (altrettanto presente nel linguaggio di Lande, artista particolarmente interessante quanto poco conosciuto)- qualsiasi autore voglia dirsi americano aldilà della propria tradizione d'origine. In questo contesto, l'apparente somiglianza dell'approccio di Mark Isham (che è musicista ondivago ma meno deteriore di quanto si voglia definire) con quello di Kenny Wheeler è, più che una liaison musicale, un'affinità di "paesaggio" (in senso di "landscape" come viene ridefinito da Simon Schama in "Landscape and Memory"): Wheeler era canadese e si era trasferito in Inghilterra a un'età (22 anni, la stessa età in cui, curiosamente, Art Lande si trasferisce dalla nativa New York in California) in cui già si era formato nei contesti culturali canadesi (un tratto che, direi, gli era caratteristico e che lo differenziava non poco, infatti, dai coevi improvvisatori inglesi). non era peregrina, infatti, l'idea di Eicher di accoppiare Lande a Jan Garbarek, ad esempio: pur provenendo da culture ben differenti, vi era e vi è comunque una concezione del "respiro" musicale in comune. Laddove invece l'estetica ECM non ha comunanza, è proprio con il gruppo di Lande, Rubisa Patrol, in cui -a mio parere- certe affinità sono solo apparenti e superficiali.
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