Fino a pochi anni fa, Paul Whiteman era l’Uomo Nero delle storie del jazz, il bianco grassatore ed edulcoratore dell’Arte Nera, incarnazione di uno stereotipo che, mutate le mutande, va forte anche oggi, magari con Manfred Eicher della ECM messo al posto di Whiteman: l’importante è avere sottomano un plausibile cattivo, un white man (Eicher poi è addirittura tedesco, figurarsi).
In realtà Whiteman era un esperto musicista le cui orchestre, grazie al lavoro di arrangiatori come Bill Challis, di cui sentiamo qui un esemplare, hanno dato contributi laterali ma significativi alla nascita del jazz orchestrale. Whiteman impiegò spesso jazzisti di vaglia: in questa formazione del ’27, Bix Beiderbecke, che ha un breve assolo, e i fratelli Dorsey, oltre che Bing Crosby (cantante importantissimo, oggi ingiustamente dimenticato).
Changes («sequenza armonica») riflette spiritosamente sul materiale musicale: la melodia, tramite arguti ritardi, presenta delle audacie armoniche, mentre all’inizio del bridge l’armonia modula, con effetto sorprendente, con un salto di terza maggiore.
Changes (W. Donaldson), da «Changes», MJCD 1135. Paul Whiteman and His Orchestra: Bix Beiderbecke, cornetta; Henry Busse, Charlie Margulis, tromba; Tommy Dorsey, Wilbur Hall, trombone; Jimmy Dorsey, Charles Strickfaden, Nye Mayhew, sax alto e baritono; Chester Hazlett, Jack McLean, sax alto; Kurt Dieterle, Mischa Russell, Matty Malneck, Mario Perri, violino; Harry Perrella, piano; Mike Pingitore, banjo; Mike Trafficante, tuba; Steve Brown, contrabbasso; Harold McDonald, batteria; Bing Crosby e coro: Jack Fulton, Charles Gaylord, Austin Young, Al Rinker, Harry Barris. Arrangiamento di Bill Challis. Registrato il 23 novembre 1927.
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3 commenti:
se è per questo aveva anch Grofé come arrangiatore. ma io lo ritengo insopportabile e come testimone dei tempi gli preferisco Goldkette.
ho sentito delle sue medley di temi classici fa far accapponare la pelle. il brano è stato scelto indubbiamente bene ed è meno pompieristico della maggioranza.
adesso vado a dimostrare di non essere un robot ma solo un rompipalle
Jean Goldkette! Giusto, pubblicherò anche qualcosa di lui.
ti mando tra poco un a roba che vorrei commentassi: è di jazz, niente coppie
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