Quegli anni 1944-’45, tramonto di un vecchio periodo e auspicata aurora di un mondo nuovo, negli Stati Uniti come altrove; momento in cui il futuro aveva in canna il bebop e lo puntava contro l’establishment musicale, fu per il jazz il periodo di una breve meravigliosa fioritura di dischi di piccole formazioni, spesso guidate da Coleman Hawkins, in cui, nelle forme rassicuranti del già noto e sperimentato (si può dire del classico), la musica sentiva già di una disinvoltura nuova, di un’irrequietezza lieve ma determinata.
Qui, per l’occasione sotto l’egida di George Wettling, il grande batterista di Chicago poi reputato pittore, sentiamo anche il canto inconfondibile di Jack Teagarden, col suo disossato accento texano; Herman Chittison, pianista ai tempi ammiratissimo e oggi dimenticato, qui autore di un assolo breve ma di moderna e sofisticata eleganza; e il quasi altrettanto poco ricordato Joe Thomas, trombettista delizioso.
Home (Clarkson-Clarkson-Steeden), da «The Complete Coleman Hawkins», Mercury 830 960-2. «George Wettling’s New Yorkers»: Joe Thomas, tromba; Jack Teagarden, trombone e canto; Hank D’Amico, clarinetto; Coleman Hawkins, sax tenore; Herman Chittison, piano; Billy Taylor, contrabbasso; George Wettling, batteria. Registrato il 12 dicembre 1944.
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4 commenti:
splendido Chittison, da approfondire
Ho visto!
Davvero una sorpresa (per me) Chittison, di cui sto ora ascoltando alcuni dischi della serie "The Chronological Classics" degli anni Trenta e Quaranta. Parte dai paraggi di Fats Waller e arriva a un passo dalla modernità.
È proprioc così. Sentiti libero di proporre un suo pezzo a «Jazz nel pomeriggio» quando vuoi.
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