«Uno sguardo di Monk» o forse «su Monk»; la strana composizione di Andrew Hill, come sempre allo stesso tempo complessa ed evasiva, evoca Monk senza richiamarlo in nessuna modalità palese.
I compagni di Hill sono occasionali, ma nell’occasione di questa session milanese (in un’estate che ricordo come particolarmente tormentosa) tutto funziona alla perfezione e anzi con una levità insolita in questo musicista.
Monk’s Glimpse (Hill), da «Shades», Soul Note 121113-1. Clifford Jordan, sax tenore; Andrew Hill, piano; Rufus Reid, contrabasso; Ben Riley, batteria. Registrato il 3 luglio 1986.
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3 commenti:
Gran disco, e un gruppo magnifico (che però non era occasionale: si trattava proprio del quartetto che il pianista aveva formato all'epoca e che durò, lavorando pochissimo, fino al 1988). Al tempo di questa seduta milanese, Hill non incideva da ben sei anni.
Il giorno prima - il 2 luglio - il quartetto aveva suonato a Verona Jazz, e uno dei brani della serata è stato pubblicato una decina d'anni dopo su un cd allegato a MJ.
Splendido è anche il disco inciso in solitudine da Hill, sempre a Milano, qualche giorno dopo ("Verona Rag").
Uno si domanda perché una cannonata di quartetto simile, in quegli anni, non trovasse lavoro…
Nella stessa edizione di Verona Jazz, per dire, Nicola Tessitore (il cui lavoro di recupero non sarà mai valutato abbastanza) aveva chiamato a suonare anche la big band di Gerald Wilson, che all'epoca non si filava più nessuno e che a quel concerto veronese – proprio come Hill – deve la sua rinascita.
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