Una somministrazione robusta e corroborante di Sonny Rollins serve a pulire le orecchie del preteso jazz o finto jazz che purtroppo può capitare di sentire.
La seconda formazione che ascolti qui, espansa, vede due collaborazioni che sarebbe stato bello sentire continuate: intendo quella con Herbie Hancock, all’epoca appena unitosi a Miles Davis, e quella con Dave Izenzon, il grande bassista (fra gli altri) di Ornette Coleman, in funzione di seconda voce o discanto, in aggiunta a un tradizionale bassista ritmico. Una magnifica intuizione, quest’ultima, avanti sui tempi, che dà all’esecuzione della non battutissima canzone di Johnny Mercer una specie di profondità tridimensionale e una sonorità unica, entro la quale il fraseggio di Sonny si sfrangia, si scontorna e infine si dilegua insieme con le armonie.
Dimmi che cosa te ne pare.
My Ship (I. Gershwin-Weill), da «The Standard Sonny Rollins», RCA Victor 09026 68681-2. Sonny Rollins, sax tenore; Jim Hall, chitarra; Bob Cranshaw, contrabbasso; Mickey Roker, batteria. Registrato il 24 giugno 1964.
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Trav’lin’ Light (Mercer-Mundy-Young), id. Rollins; Hall; Herbie Hancock, piano; Dave Izenzon, contrabbasso (arco); Teddy Smith, contrabbasso (pizzicato); Stu Martin, batteria. Registrato l’11 giugno 1964.
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2 commenti:
Due perle tratte da un disco splendido - ed è giustissimo quello che dici a proposito della "profondità tridimensionale" che l'arco di Izenzon offre all'esecuzione (si avverte ancora di più qui, mi pare, che nell'altra più breve take presente nello stesso disco). Colgo l'occasione per lamentare (!) la mancanza di un'etichetta col nome di Jim Hall, che è tra i miei chitarristi preferiti. Bisogna che un giorno o l'altro tu ponga rimedio.
Mi (ci) stai offrendo un guest post sul chitarrista di Buffalo? Accettato! Tanto più che manchi da troppo tempo su questi schermi…
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