A questa canzone agrodolce io sono irragionevolmente affezionato (bisognerebbe leggerne i versi per capire, ma ancora non basterebbe) e credo che come la interpreta Ben Webster, con solo una nota ogni tanto ma pesante come un sospiro, non la interpreti nessuno. Anche Oscar Peterson e compagni spaccano, questo va detto.
Bye Bye Blackbird (Henderson-Dixon), da «Ben Webster Meets Oscar Peterson», Verve 314 521 448-2. Ben Webster, sax tenore; Oscar Peterson, piano; Ray Brown, contrabbasso; Ed Thigpen, batteria. Registrato il 6 novembre 1959.
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6 commenti:
E poi dice che non ho ragione io!
E' proprio quel "sospiro pesante" che lo rende diverso da tutti.
“Che classe questa mattina!”, esordì l’uomo.
Le ci vollero alcuni istanti per capire che il commento era rivolto alla musica e non a chissà quale oscenità pronunciata da qualcuno levatosi rovescio.
“Sembra di stare nella lounge di un hotel a cinque stelle”, continuò l’esperto e concluse sentenziando “Carina…ma a me fa venire sonno”.
Ella non indossava tacchi abbastanza alti da giustificare il lancio della décolleté.
“Ben Webster e Oscar Peterson”, disse, lapidaria, e alzò il volume.
Valentina
Paolo: ma tu hai sempre ragione, per quanto mi riguarda.
Valentina: la vogliamo ufficializzare questa nuova rubrica di JnP, «Jazz in ufficio»?
Sottotitolo: Avventure jazzistiche di Valentina nel Terziario Avanzato.
Questo è uno degli album più belli e sottovalutati della storia del jazz, poco da fare. Da citare tra i classici intramontabili.
Grazie per avermelo ricordato. Torno ad ascoltarlo tutto :)
"Jazz in ufficio. Avventure jazzistiche di Valentina nel Terziario Avanzato"?
Naaaaa, chi ci crederebbe? :-)
Valentina
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