Questo, se rovisti qui a lato, vedrai come sia un disco a cui mi piace tornare. Se ne potrebbero dire volumi, ma qui mi piace soffermarmi solo un momento su Steve Lacy.
Il jazz ha una categoria di artisti per i quali lo strumento era ciò che il pianoforte era per Chopin, nelle sue parole: «un autre moi-même», cioè un’estensione delle dita e del fiato, a loro volta manifestazione immediata del pensiero e del sentire. È in costoro che il jazz rivela nel modo più patente quel carattere «tattile» di cui parla Vincenzo Caporaletti. Non sono poi moltissimi, e non necessariamente nella categoria rientrano tutti i più grandi jazzisti; i primi che a me vengono alla mente sono Armstrong, Bechet, Teagarden, Hodges, Webster, Bill Evans, Hawes, Mingus, Ornette, Dolphy e, appunto, Steve Lacy.
Prelude to a Kiss (Ellington), da «Sempre Amore», Soul Note SN 1170. Steve Lacy, sax soprano; Mal Waldron, pianoforte. Registrato il 17 febbraio 1986.
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