Bill Evans e Jim Hall andavano così bene insieme perché avevano la stessa delicatezza armonica e lo stesso istinto ritmico; Hall, anche per lo strumento che suonava, aveva tuttavia un’indole meno introversa di quella di Evans, il che equilibrava le esecuzioni.
Come che fosse, quando Evans suonava con Hall – qui senti dalla seconda delle loro collaborazioni discografiche in duo – dimostrava un abbandono tranquillo e fiducioso che, come ben si sente qui, lo induceva a demandare tutte al chitarrista le mansioni di accompagnamento durante i suoi assoli (un’altra ragione, naturalmente, potrebbe esserne stata l’aver voluto evitare sfasature armoniche fra i due strumenti) a vantaggio di un drive maggiore del suo solito, quasi da strumento a fiato.
Il tema di Cole Porter viene enunciato solo alla fine.
I’ve Got You Under My Skin (Porter), da «Intermodulation», Verve 833 771-2. Bill Evans, piano; Jim Hall, chitarra. Registrato il 7 aprile 1966.
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2 commenti:
Erano talmente tante le cose che accomunavano Bill Evans e Jim Hall (il crepuscolarismo - possiamo dire così? - l'essenzialità, la fuga da ogni tipo di esibizionismo, la capacità di trasformare il tormento interiore in musica di paradiso), talmente tante che i due sembravano nati per suonare insieme, e rimpiango che non l'abbiano fatto più spesso.
Erano così affini che alla fine io un po' mi addormentavo. Evans ogni tanto aveva bisogno di qualcuno che lo punzecchiasse un po', con garbo e magari ironia, come Shelly Manne.
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