Questo Jon Mayer (chissà perché ho un disco suo?), newyorkese del 1938, cominciò bene, poi pensò d’infognarsi nell’eroina e di perdervi quindici anni di vita; tornò al mondo nel 1991 e da allora ha ripreso, soprattutto nell’area di Los Angeles.
Purtroppo si sente che non ha suonato per anni, e che sono stati anni tristi, o almeno si sentiva nel 2007. Mayer rimane un musicista con una grazia melodica e una verve ritmica gradevole, tranquilla; peccato per il tocco indistinto, snervato e per una certa presentazione generale priva di smalto, forse inevitabilmente. Anche la ritmica, precisa e musicale, si capisce, fa poco per conferire mordente alla seduta, che perde abbastanza presto d’interesse: il pezzo migliore a mio giudizio è proprio il primo, Holy Land, una bella composizione di Cedar Walton.
Va detto che questo è l’unico disco di Mayer che io abbia mai sentito.
Holy Land (Cedar Walton), da «So Many Stars», Reservoir Music RSR CD 191. Jon Mayer, piano; Rufus Reid, contrabbasso; Roy McCurdy, batteria. Registrato il 5 marzo 2007.
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