Per contare i violinisti apparsi su «Jazz nel pomeriggio» basterebbe la mano di un vecchio operaio del tornio. Conosco poco la tradizione jazzistica dello strumento e il mio preferito, in questa penuria, è un polacco, Zbigniew Seifert, morto purtroppo da decenni.
Stuff Smith (Hezekiah Leroy Gordon Smith, 1909-1967) resta forse il violinista più famoso dopo i pionieri Joe Venuti ed Eddie South e prima dei freemen come Leroy Jenkins; era anche un apprezzato cantante di tipo «novelty». Sul violino era un solista agile, a suo agio con la sintassi moderna pur appartenendo a un’altra generazione, con una sonorità potente e un’arcata pesante.
In queste due sedute del 1959 trovi Paul Smith al piano, un ammiratore di Oscar Peterson che fu accompagnatore di Ella Fitzgerald, e nientemeno che Red Mitchell; nell’altra, al piano siede Shirley Horn, che si sarebbe in seguito illustrata come cantante. Qui, di Nice Work è data una lettura curiosamente, forse sardonicamente languorosa.
Undecided (Shavers-Robin), da «Cat On A Hot Fiddle», Verve MG VS 6097. Stuff Smith, violino; Paul Smith, piano; Red Mitchell, contrabbasso; Sid Bulkin, batteria. Registrato il 22 ottobre 1959.
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Nice Work If You Can get It (Gershwin-Gershwin), ib. Smith; Shirley Horn, piano; Lewis Powers, contrabbasso; Harry Saunders, batteria. Registrato il 7 agosto 1959.
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2 commenti:
E di Grappelli? Proprio non piace? O di Jean-luc Pony che si dice?
Non vado matto per il violino nel jazz. Grappelli e Ponty sono due virtuosi e due eccellenti artisti la cui musica, che però non conosco bene, mi annoia abbastanza. L'eccezione, come ho scritto, è Seifert, che suona il violino come l'avrebbe suonato Coltrane.
«Anonimo» va benissimo, ma per distinguerti da altri Anonimi prendi un nome o un numero qualsiasi, dài.
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