Questo pezzo può collegarsi ai due precedenti. Il maggior titolo di notorietà di Ernie Henry, che morì solo trentunenne nel 1957, è infatti la partecipazione a un disco celeberrimo e uno dei più belli di Monk, «Brilliant Corners» (1956).
Va detto che in quel disco tormentato, pur uscendone piuttosto bene, Henry non diede il meglio di sé, forse un po’ innervosito dalla formazione di autentici padreterni in cui si trovò inserito (e da un Monk di pessimo umore, di cui quella volta fece le spese in particolare Oscar Pettiford). Henry era un altista di ovvia e inevitabile estrazione parkeriana e rispetto all’altro altista di punta di quella generazione, Jackie McLean, suona meno individuale e senz’altro meno pungente, meno crudamente espressivo. Era piuttosto un intelligente modernista-classicista, con una sua vena compositiva e un senso musicale dell’insieme, della forma, che senz’altro avrebbero prodotto dei bei risultati, se solo Ernie se ne fosse lasciato il tempo. Ma già in questo primo disco a suo nome – che precede «Brilliant Corners» di pochi mesi – Henry si mostra maturo: ne faccia fede la maniera in cui espone il tema di I Should Care, la bella canzone resa popolare fra i jazzmen da Bud Powell.
Magnifici tutti gli altri, soprattutto Kenny Dorham.
Cleo’s Chant (Henry), da «Presenting Ernie Henry», [Riverside] OJCCD-1920-2. Kenny Dorham, tromba; Ernie Henry, sax alto; Kenny Drew, piano; Wilbur Ware, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 30 agosto 1956.
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I Should Care (Cahn-Stordahl-Weston), id.
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