Un tardo Hampton Hawes, di fatto a meno di un anno dalla morte, concentrato ed essenziale quanto mai e anche aggiornato nel linguaggio. La compagnia è ideale.
Hampton tornava al pianoforte dopo aver trascorso buona parte di quella prima metà dei Settanta dietro un piano elettrico, lo strumento-simbolo del jazz tinto di soul di quel periodo. Come si sente qui, Hawes non ne aveva bisogno per essere funky e soulful, anzi: sullo strumento elettrico, la mancanza del suo tocco inconfondibile andava a scapito dello swing.
Soul Sign Eight (Hawes), da «At The Piano», [Contemporary] OJCCD 877. Hampton Hawes, piano; Ray Brown, contrabbasso; Shelly Manne, batteria. Registrato nell’agosto 1976.
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Sunny (Hebb), id.
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