giovedì 16 luglio 2020

Smoke Gets In Your Eyes – Motion – Indelible (Daniel Hersog)

 Daniel Hersog (Vancouver, 1985) è un jazzman canadese con l’istinto della big band e il talento che basta per seguirlo senza passi falsi o banalità. Senti questa versione del grande standard di Kern, condotta su un’alternanza di densità, da texture lussureggianti all’astringente semi-astrazione del pianista Carlberg, senza magniloquenza e anzi con una accorta economia dei pur cospicui mezzi.

 Hersog non ha bisogno di saturare lo spazio sonoro, né di farsi sentire in continuazione sotto i solisti, per creare un’atmosfera sonora persuasiva e personale: in questo è simile a Gil Evans il quale, se ricorda per la strumentazione, sbilanciata verso gli ottoni e ricca di legni-non saxofoni, non ricorda invece se non occasionalmente per gli impasti.

 Le doti di Hersog, per me evidenti anche o soprattutto in assenza qui di solisti di nota, me le conferma il resto di questo disco, per esempio l’omaggio a Jarrett di Motion e Indelible, la cui movenza motoristica in even eights, memore di certo jazz americano contemporaneo, non soccombe alla meccanicità grazie anche a una scrittura disinvolta per gli ottoni.

 Smoke Gets In Your Eyes (Kern), da «Night Devoid Of Stars», Cellar Music. Michael Kim, Brad Turner, Derry Byrne, Jocelyn Waugh, tromba e flicorno; Rod Murray, Jim Hopson, Brian Harding, trombone; Sharman King, trombone basso; Chris Startup, Michael Braverman, sax alto, soprano, clarinetto; Noah Preminger, Tom Keenlyside, sax tenore, flauto, ottavino, flauto contralto; Ben Enriques, sax baritono, clarinetto basso; Frank Carlberg, piano; James Meter, contrabbasso; Michael Sarin, batteria. Registrato il 10 e l’11 maggio 2019.


 Motion (Hersog), id.

 Indelible (Hersog)id.

3 commenti:

Paolo il Lancianese ha detto...

Non lo conoscevo. Mi sembra davvero molto interessante. Tutto tenuto su un registro che non so se è corretto definire mediano, ma insomma, tanto per capirci...

loopdimare ha detto...

C'è abbastanza arrosto nel fumo di Kern in versione quasi puntilistica. Qualche dubbio sulla resa a velocità più sostenute. Dubbi non fugati dal garbato omaggio a Jarrett (nonostante il titolo), nè dall'altro tema.

Marco Bertoli ha detto...

Hersog non ha scelto la via facile del fragore e del virtuosismo orechstrale (la «funzione Kenton» che è sempre in agguato nelle orchestre ‘bianche‘).