Falkner Evans è un pianista immagino fra i sessanta e i settanta, originario dell’Oklahoma, terzo cugino di William Faulkner, m’informa la press release di questo disco uscito nel 2021. Evans risiede a NY e ha avuto delle collaborazioni importanti. Io non l’avevo mai sentito nominare.
Questa è una seduta di piano solo occasionata da una sua circostanza esistenziale triste, la morte della moglie nel 2020; la musica che ne è uscita è sommessa e ruminativa ma non disperata e intrisa di presagi cupi come lo fu, per dire, «You Must Believe In Spring», registrato da Bill Evans a seguire la morte, pure di propria mano, del fratello.
Falkner Evans inventa una musica essenziale, di passo misurato che cambia poco o per nulla nel corso degli otto pezzi del disco; musica intima ma non «monologica», che non esclude né allontana l’ascoltatore, anzi: sembra chiedergli, con garbo, di fermarsi a prestarle ascolto.
Invisible Words (Evans), da «Invisible Words», Consolidated Artists Productions CAP 1070. Falkner Evans, piano. Registrato l’11 gennaio 2021.
Breathing Altered Air (Evans), id.
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