Archie Shepp è una figura importante del jazz degli ultimi cinquanta e rotti anni e questo nessuno vorrà metterlo in dubbio: dischi come «New Thing at Newport», «On This Night», «Fire Music», «The Way Ahead», «Four for Trane», «Mama Too Tight», «Kwanza», «Attica Blues» non dovrebbe ignorarli chi voglia avere un’idea del jazz dell’ultimo mezzo secolo.
Sempre consapevole dell’eredità del jazz a lui precedente (e del blues, e del r’n’b), a cominciare già dalla metà degli anni Sessanta Shepp ha frequentato il repertorio del jazz classico e ha reso esplicito il suo amore e il suo debito per i forefathers, primo fra tutti Duke Ellington, al punto che oggi, quando lo si ricorda, è il più delle volte come una sorta di rivoluzionario che è tornato sui suoi passi, quasi avesse qualcosa da farsi perdonare.
In quella veste l’ho presentato anche qui, una volta addirittura intento a The Girl of Ipanema, e per questo, oggi, te lo propongo invece nella sua veste più scostante di freeman fegatoso in questo disco del 1966. Peraltro, la furia cacofonica dura fin verso l’ottavo minuto di A Portrait per includere poi delle apparizioni mantrugiate di Prelude to a Kiss e di due altre melodie popolari, The Break Strain-King Cotton e la marcia Dem Basses.
A Portrait of Robert Thompson (as a Young Man) (Shepp), da «Mama Too Tight», Impulse! 051 248-2. Tommy Turrentine, tromba; Roswell Rudd, Grachan Moncur III, trombone; Perry Robinson, clarinetto; Archie Shepp, sax tenore; Howard Johnson, tuba; Charlie Haden, contrabbasso; Beaver Harris, batteria. Registrato il 19 agosto 1966.