sabato 19 novembre 2016

Things Ain’t What They Used To Be (Booker Little) RELOADED

Reload dal 13 aprile 2011. 

 Senti questa: un’esecuzione del blues di Duke Ellington da parte di cannoni come il grandissimo Booker Little, titolare della seduta, Frank Strozier, Louis Smith, George Coleman e Phineas Newborn: pregevolissima, come è lecito aspettarsi, ma insomma, niente più che una parata di begli assoli.

  Sì, se non fosse per un particolare: le quattro battute d’introduzione, che riprendono le ultime quattro del tema, Little le ha arrangiate per tre voci in quarte parallele, la prima delle quali aumentata, che è un voicing dissonante anzi bitonale, estraneo alla cordialità della composizione:
  
  Questo dispositivo armonico estende su quanto segue una specie di velo, un tono asprigno, una distanza; è lo stesso voicing a cui Booker ricorrerà quasi sistematicamente negli ultimi suoi due dischi, sconcertanti e sublimi, «Out Front» e «Victory and Sorrow», entrambi incisi l’anno della sua morte (1961).

  Things Ain’t What They Used To Be (Ellington), da «Booker Little 4 & Max Roach», Blue Note CDP 7 84457 2. Booker Little, Louis Smith, tromba; Frank Strozier, sax alto; George Coleman, sax tenore; Phineas Newborn, piano; Calvin Newborn, chitarra; George Joyner, contrabbasso; Charles Crosby, batteria. Registrato nel 1958 o ’59.

4 commenti:

  1. Magicamente sintonizzati sulla esclusiva frequenza sacra del blues.

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  2. Quel tipo di armonizzazione si sente moltissimo anche su Straight Ahead di Abbey Lincoln, e infatti per un periodo ho pensato che il disco fosse tutto arrangiato da lui ma a quanto pare non è così. Non so se abbia ispirato gli altri musicisti del disco per i loro arrangiamenti, comunque è mi piace tantissimo ed è uno dei motivi per cui Booker Little mi piace così tanto.

    Antonio P.

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  3. Ciao Antonio, è un pezzo che non ti leggevo! Fatti sentire ogni tanto; se ti va, mandami un guest post.

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