tag:blogger.com,1999:blog-1033351451788343173.post7916393741708513845..comments2024-01-21T09:48:49.974+01:00Comments on Jazz nel pomeriggio: Goin’ Home (Ike Quebec)Marco Bertolihttp://www.blogger.com/profile/09574362451161022405noreply@blogger.comBlogger4125tag:blogger.com,1999:blog-1033351451788343173.post-42198381467034620852012-07-04T14:22:51.423+02:002012-07-04T14:22:51.423+02:00Capisco quello che dici: il piacere del riconoscim...Capisco quello che dici: il piacere del riconoscimento offerto nel migliore dei modi.<br /><br />Ike Quebec è un personaggio strano, uno che ha avuto due carriere distinte (e nella sua seconda deve moltissimo ad Alfred Lion - si riuscirà mai a quantificare il debito immenso che il jazz moderno ha verso questo ennesimo, irrinunciabile Ebreo tedesco?) e che ha fatto ogni cosa in ritardo, compreso il darsi all'eroina.Marco Bertolihttps://www.blogger.com/profile/09574362451161022405noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1033351451788343173.post-49402006181267650922012-07-04T12:47:24.778+02:002012-07-04T12:47:24.778+02:00Burrell non ha sbagliato quasi mai!Burrell non ha sbagliato quasi mai!Marco Bertolihttps://www.blogger.com/profile/09574362451161022405noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1033351451788343173.post-13895391708603105052012-07-04T11:29:36.360+02:002012-07-04T11:29:36.360+02:00E poi c'è una ragione ulteriore ulteriore che ...E poi c'è una ragione ulteriore ulteriore che mi fa amare questo pezzo: l'assolo di Burrell, sul mio personalissimo cartellino uno dei suoi migliori.<br />M.G.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1033351451788343173.post-49301856935058808132012-07-04T09:52:40.248+02:002012-07-04T09:52:40.248+02:00Articolo (o post? Come dite voi che ne sapete?) ed...Articolo (o post? Come dite voi che ne sapete?) ed analisi splendidi. Hai ragione, Marco: Quebec, in un piano di esegesi comparativa con Lateef o Rouse, non dico scompaia, però rimpicciolisce, mostra i propri limiti. Ma sono proprio l'adesione a quel canone bossanoviano ordinario e quel suono e fraseggio butirrosi, quasi melliflui a rendere la faccenda interessante. Quebec aveva un coraggio incredibile nella sua assenza di coraggio. Mentre gli altri cercavano in tutti i modi di agganciarsi agli stimoli che arrivavano da tutte le parti e spostavano i baricentri linguistici più in là, lui imperterrito sfoggiava un anacronismo espressivo temerario, che lo esponeva a bordate critiche micidiali. Se c'era da aderire ad un cliché, di antica o giovane paternità non importa, Quebec aderiva. Se c'era da portarsi a casa una bossanova addomesticata, Ike sgomitava nella lunga fila, non gliene fregava un cazzo di approfondimenti filologici, di riscontri buoni a condurlo verso un'autenticità di radici. Ma era credibile ed adorabile perché tutto questo gli serviva a mettere in scena il proprio universo emotivo. Che ci volete fare, sembra dirci(mi), sono un sentimentale malinconico crepuscolare, mi piace guardare indietro piuttosto che avanti, tra un concerto di Andrew Hill ed un film con Ava Gardner opto sempre per il secondo, tra una melodia franta e disturbata ed una melodia suonata proprio come ve l'aspettereste indovinate un pò da che parte sto... E' dozzinale e poco stimolante tutto questo? Sì, ma è quello che con sincerità (e tecnica) vi posso dare. <br />Un limitato ma con un suono ed un'identità. <br />Non tutti i giorni, ma adoro alzare i trigliceridi ingerendo burro e zucchero...<br />M.G.Anonymousnoreply@blogger.com