martedì 12 giugno 2012

[Guest post #18] Paolo il Lancianese & Kid Ory

 Oh, meno male che qualcuno si ricorda di quell’istituzione di Jazz nel pomeriggio che si chiama il Guest Post. Si tratta di Paolo il Lancianese, da tutti noi apprezzato per i precedenti guesting e per i commenti sempre informativi e pertinenti, e avversato per la sua implacabilità nel risolvere il quiz, istituto, viceversa, perento.

 La scelta di questo pezzo di Kid Ory, un vero e proprio ragtime, non è banale e ancor meno lo è lo svolgimento del post.

 Ah, le Hawaii..., si diceva qualche giorno fa. Per me le Hawaii sono il luogo in cui morì Kid Ory, il cui volto ho incontrato in un documentario che mi è capitato di vedere all’inizio della mia passione per il jazz. Aveva lo stesso sguardo, lo stesso sorriso triste che aveva mio padre, che mio padre avrebbe avuto a sessant’anni, se fosse campato tutti quegli anni e non soltanto la metà. Gli stessi capelli impomatati. Portava in giro per Parigi il suo strumento, si fermava davanti a un locale nella cui insegna lampeggiava la scritta «Storyville», chiudeva un attimo gli occhi e sognava New Orleans, King Oliver, il giovane Louis, Sidney Bechet, quello sbruffone di Jelly Roll Morton…

 Ripensava anche a Orson Welles, senza il quale forse non avrebbe ripreso a suonare, e avrebbe invece continuato ad allevare polli o, peggio, a occuparsi di treni e ferrovie.
 Non è stato il più grande trombonista della storia, lo so. Ma tra i padri fondatori c’è anche lui. E da oggi in poi nella Spoon River che qui a destra si dispiega potrà leggersi anche il suo nome.

 Ory’s Creole Trombone (Ory), da «Kid Ory & His Creole Jazz Band (1922-1947)», Document Records DOCD-1002. Ory’s Sunshine Orchestra: Papa Mutt Carey, cornetta; Kid Ory, trombone; Dink Johnson, clarinetto; Fred Washington, piano; Ed Garland; contrabbasso; Ben Borders, batteria. Registrato a Los Angeles nel 1921.

  

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