domenica 15 aprile 2012

[Guest post #16] Valentina & Dora Musumeci

  Finalmente (se n’è dovuto pregarla) torna Valentina con un guest post. Da lei, come del resto da tutti i guest-poster di JnP, non ci si deve mai aspettare niente di banale. Qui Valentina, che ha inaugurato il guest post l’estate scorsa, ci fa addirittura parte di una sua stratificatissima tranche-de-vie diacronica, proponendoci un ascolto ben più che raro.

  In quel periodo andavo avanti di suola e pedale e, se non avanzavo mea sponte, ci pensava la suola della necessità a offrirmi lo spunto. Da dietro e a tradimento.

  Chiamavo casa con la scheda telefonica da 5.000 lire, davo appuntamento in libreria e cucinavo come una forsennata quando la sindrome dell’emigrante mi coglieva.

  Il pendolarismo mensile consisteva in estenuanti viaggi da e per le terre estreme e il bagaglio era quello delle grandi spedizioni. Transumavo assieme alle dotazioni di prima necessità (poche), alla zavorra del superfluo (ingombrante), ai libri e, soprattutto, ai dischi.

  Imperscrutabili ragioni scaramantiche o urgenti pulsioni sentimentali giustificavano il moto perpetuo dei dischi su e giù per lo stivale. Alcuni viaggiavano più volte in andata e ritorno. Altri si aggiungevano alla partenza, quando acquistavo in edicola la rivista di jazz con il vinile allegato. Una sola volta uno di loro non è partito, dimenticato in biglietteria alla stazione.
Era di Mingus e, lo confesso, mi brucia ancora.

  Per quella che avrebbe dovuto essere la transumanza definitiva li avevo riposti accuratamente in scatoloni che ne avrebbero preservato l’integrità e scongiurato la diaspora. Ancora non sapevo che la beffa del destino con cui tutti, prima o poi, facciamo i conti, stava tramando perché questo già corposo trasloco venisse inglobato in una più immane migrazione. Una rotazione nella rivoluzione, per dirla in termini astronomici. La rivoluzione per una collezione condannata all'esilio dal progresso tecnologico che, nel frattempo, spalancava gli orizzonti al digitale. E, ahimè, così impacchettata era finita, senza colpa, a ispessire le limbiche sedimentazioni erranti degli altri, sempre più ponderosi, traslochi degli anni a seguire.

  Da allora a qualche giorno fa.

  Somebody Loves Me (Gershwin-De Sylva), da «Italian Jazz Graffiti», allegato a «Musica Jazz» n. 8-9 1988. Dora Musumeci, piano; contrabbasso e batteria sconosciuti. Registrato il 3 novembre 1954.



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